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Il Centro "V. FORMENTANO" La struttura Provinciale intitolata al medico che «inventò» le donazioni.
«Non può, non deve più accadere che una giovane donna muoia perché non si è trovato il sangue da trasfonderle». Così, nel 1927, Vittorio Formentano, ematologo fiorentino, milanese di adozione, classe 1895, "inventò" il sistema delle donazioni di sangue.
Oggi, la sezione Avis di Limbiate (sezione provinciale di Milano) che porta il suo nome è un' eccellenza della donazione sangue su base volontaria in Italia e nel resto d' Europa, perché, oltre alla "semplice" raccolta di sangue in tutte le sue forme, dispone di celle frigorifere per la conservazione a -40°C di del plasma, tanto utile per la produzione di emoderivati (albumina e fattori della coagulazione) che siamo ancora costretti a importare dall' estero per un 40% del nostro fabbisogno. Ma torniamo a Formentano e al tempo in cui le trasfusioni erano occasionali, si sapeva poco della struttura del sangue, dei criteri di compatibilità. L' ematologo viene chiamato al capezzale di una donna che ha appena partorito: la poveretta era in preda a una terribile emorragia, ma tra i componenti del suo nucleo familiare Formentano non trova un sangue "adatto". E la paziente muore. Il medico, tanto altruista quanto caparbio - come lo descrivono oggi i suoi discendenti, figlio e nipote entrambi medici, specializzazione in angiologia -, non sa darsi pace per quella terribile sconfitta: «Non deve più accadere», appunto. Fa appello, allora, alla cittadinanza attraverso i giornali, primo fra tutti il Corriere della Sera.
E diciassette persone rispondono alla chiamata. Formentano e il fratello Eugenio studiano statuto e regolamento della nuova associazione, i suoi principi: apoliticità, nessuna distinzione di razza e religione, donazione anonima e gratuita, impegno dei donatori ad attenersi a stili di vita adeguati. Nasce così il primo nucleo di donatori di sangue Avis; otto anni dopo, nel 1935, si costituisce a Milano la prima sezione provinciale. Poi, a mano a mano che le necessità crescevano e aumentavano i donatori, le sezioni si sono estese a tutto il territorio nazionale: sezioni comunali, provinciali, regionali e una sede nazionale. Dagli anni Ottanta, la sezione provinciale di Milano è dislocata in una struttura sanitaria propria, una delle palazzine dell' ospedale psichiatrico di Mombello-Limbiate, come volle l' allora presidente Donato Rigamonti per dare ai cittadini la possibilità di donare anche di sabato e domenica. Il Centro garantisce sangue all' ospedale di Garbagnate e viene in aiuto degli ospedali milanesi in caso di carenze, oltre a fornire mille sacche di plasma al mese per la produzione di emoderivati. Perché si deve morire a causa di una disorganizzazione? Diceva tra sé. Così ha fatto appello alla cittadinanza attraverso i giornali, primo fra tutti il Corriere della Sera. Diciassette persone hanno risposto all' appello del quotidiano di via Solferino. Vittorio Formentano, scomparso nel 1977, ha sempre seguito con dedizione la sua associazione, diventata oggi la più grande organizzazione di donatori di sangue volontari nel mondo. Nel 1935 fu lui ad organizzare in Italia il primo congresso internazionale sulle trasfusioni del sangue. In seguito fondò la rivista scientifica «Il sangue», tutt' oggi fra le riviste di ematologia più importanti nel mondo. Il fondatore Vittorio Formentano, medico fiorentino di nascita, fondò a Milano, nel 1927, l' Avis, secondo i principi di volontarietà e gratuità della donazione. A Cunardo, Varese, creò anche una casa di riposo per donatori. Milano gli ha dedicato il parco di piazza Giovane Italia. Una delle sale della donazione nella sezione Avis di Limbiate, dedicata a Formentano. Il Centro fornisce sangue all' ospedale di Garbagnate e sopperisce a eventuali carenze degli ospedali milanesi; garantisce anche mille sacche di plasma al mese per emoderivati. Le sfide di oggi Una compatibilità sempre più mirata. Sulla carta ci sono un milione e 700 mila volontari che potrebbero donare da 2 a 4 unità di sangue all' anno, per un totale di 3-4 milioni di donazioni. Invece, se ne raccolgono soltanto 2 milioni e 800 mila, appena sufficienti per soddisfare il fabbisogno di sangue per le trasfusioni e la produzione del 60% di emoderivati. «Siamo "a rischio" di carenza: le festività natalizie, l' inizio di gennaio, il mese di agosto e le epidemia di influenza stagionali ci possono mettere in ginocchio, ma riusciamo sempre a superare i momenti critici» dice Vincenzo Saturni, presidente dell' Avis. «Oggi - dice Natale Casati, presidente dell' Avis provinciale di Milano - servono ancora più donatori perché i criteri di compatibilità fra gruppi sanguigni di donatore e ricevente sono aumentati fino a 29 tipi e quindi occorre scegliere il sangue migliore in un bacino più grande». All' ospedale Niguarda di Milano, ad esempio, si stanno creando gruppi di donatori dedicati ai bambini e la stessa Avis è impegnata in un progetto per donazioni mirate a trapianti d' organo. Un aiuto potrebbe venire dagli immigrati, per i quali si sta avviando una campagna d' informazione.
Edoardo Stucchi
Corriere della Sera - 17 gennaio 2010